NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE TOSCANO Comitato “Emergenza lupo – Arezzo

AREZZO – Quando sei al fronte, ogni giorno ti chiedi se un proiettile colpirà te o qualche tuo compagno di sventura. In ogni caso, il “mal comune” non consola, perché la guerra non finisce, e prima o poi, tocca a tutti. Questo conflitto è figlio del fanatismo animalista e dei milioni di euro che cadono a pioggia sui progetti di rewilding: imparatela bene questa parola, perché ci rovinerà il futuro in nome della ricostruzione della diversità e abbondanza della fauna selvatica, sotto la falsa offerta di dare l’opportunità di migliorare la resilienza degli ecosistemi

I morti di questa guerra sono gli animali allevati eticamente. Questo perché negli allevamenti quando i lupi riescono ad entrare causano una scia di morte, e con le pecore muoiono anche le aziende agricole, le tradizioni, la cultura e soprattutto la libertà di decine di persone. Le vittime dell’ultimo attacco predatorio si chiamano Ignazio Delogu e Andrea Giuseppe Poggioninu, pastori aRadicofani, nella (ex) ridente campagna senese. I greggi di questi allevatori distano circa 5 Km, l’uno dall’altro. Ignazio e Andrea Giuseppe sono dei professionisti qualificati, orgogliosi eredi della tradizione pastorale. Conoscono il loro lavoro ma anche i lupi, e hanno sette cani ciascuno a guardia dei loro greggi. Ma esiste un limite fisico a quella che gli animalisti definiscono “convivenza” con i grandi carnivori. Quando i lupi sono troppi, sono ovunque ed hanno la legittima esigenza di alimentarsi, alla fine trovano SEMPRE il modo di “rapinare” il pastore. Non se ne esce, non è questione di bravura, di attenzione, di recinzioni o di cani da guardiania.

A Radicofani, e in molte altre aree rurali toscane e nazionali, siamo arrivati ad una situazione delirante. Ignazio e Andrea Giuseppe hanno subito, a pochi chilometri l’uno dall’altro, due attacchi predatori
quasi simultaneamente. La mattina del 19 Marzo scorso Andrea Giuseppe, come di consueto, munge le sue pecore, finisce l’operazione intorno alla 9.00 e le manda al pascolo. Passano poche ore e intorno alle 11.00 sente grande agitazione fra gli animali: le pecore belano disperate e i cani abbaiano senza sosta.
Andrea Giuseppe si allarma subito e trovandosi a pochi metri dal gregge esce dall’ovile, dove stava finendo di sbrigare il suo lavoro, e vede due lupi correre verso il gregge, uno attacca immediatamente una pecora ferendola, ma i cani riescono a dissuaderlo e rincorrono i due predatori per alcuni chilometri. La pecora di Andrea Giuseppe è stata fortunata ha riportato numerose ferite ma per fortuna è sopravvissuta all’attacco. Sorte molto peggiore è toccata al gregge di Ignazio. Poco dopo l’ora di pranzo, sempre il 19 Marzo scorso, le pecore del pastore si trovavano al pascolo a pochi metri di distanza dall’ovile, i cani da guardiania erano con loro. Questo non è bastato, un branco di lupi è penetrato nel gregge e stavolta le vittime dell’attacco sono state otto pecore fra morte e ferite. Una vera e propria mattanza. Ma non finisce qui per Ignazio e il suo bestiame, lo scorso lunedì 25 Marzo, i lupi tentano un nuovo attacco ai danni del gregge al pascolo, ma per fortuna questa volta i predatori vengono scacciati senza che lascino cadaveri sul loro passaggio. Due attacchi, quasi contemporanei, a 5Km di distanza, a due greggi di allevatori professionisti. È palese come la situazione sia ormai fuori controllo. I fatti parlano da soli. Una mente non ottenebrata dal fanatismo ideologico dovrebbe capire che tutto questo non è normale. Allo stato attuale delle cose le predazioni sono inevitabili. Quello che l’abitante delle città non comprende appieno è la portata della tragedia. L’arrivo dei lupi in un gregge crea uno stress post-traumatico in tutti i capi di bestiame, rivelandosi con aborti spontanei sulle pecore e l’interruzione della produzione di latte in quelle che stanno allattando. Tutto ciò comporta una devastante reazione a catena che si ripercuote sull’intero gregge, con conseguenti danni economici e produttivi non indifferenti. Sul fronte animalista, invece, vogliono imporre agli allevatori la loro visione distorta del mondo e della
pastorizia, con l’arroganza di dire loro come gestire gli armenti, per poi fare campagne diffamatorie contro il consumo della carne di agnello.

Una mente accorta dovrebbe cogliere, anche in questo caso, una grossa anomalia, un certo “conflitto d’interessi”. Provate a mettervi nei panni di questi allevatori. Per farvi un esempio pratico provate ad immaginare di essere un imprenditore, che lavora duramente, rispettando le normative nazionali e comunitarie, investendo i suoi capitali e il sudore della fronte in quello che fa. E quando arriva il meritato guadagno paga anche le tasse. Poi a fine mese la banca fa un prelievo arbitrario dal suo conto corrente. L’imprenditore, allora, va dalle forze dell’ordine per denunciare l’abuso subito e queste dicono che le banche sono tutelate e che non si può assolutamente intervenire contro il bancario che ha rubato i soldi. Non può neppure andare sotto casa del ladro per “regolare i conti”, perché il bancario, ex lege, non può essere catturato o ucciso, addirittura non può essere neppure disturbato (se non credete a noi, andate a verificare la normativa Habitat che disciplina le regole da rispettare di fronte ad un lupo). Che fa l’imprenditore a questo punto? Protesta! Ora le associazioni a protezione dei bancari accusano l’imprenditore di non aver saputo gestire i suoi denari, sostenendo al contempo che l’importanza di tutelare i banchieri è superiore agli interessi dei singoli. Con i banchieri ladri si deve convivere! Lasoluzione migliore, secondo loro, è pagare delle guardie giurate a vigilare sui propri soldi. Le associazioni si lavano la coscienza e la bocca facendo in modo che alle vittime si possano risarcire un po’ dei fondi rubati dai banchieri, tramite denaro pubblico finanziato con le tasse pagate dai cittadini onesti. Ogni mese i soldi del “nostro” imprenditore calano per i furti e per pagare le guardie; contemporaneamente le associazioni degli amici dei bancari organizzano delle campagne diffamatorie contro di lui e contro i prodotti che realizza.

Come reagiresti, tu, a questo punto?

Questa è la guerra che ogni giorno combatte un allevatore. Dovete solo decidere se volete stare dalla parte degli onesti lavoratori o dei fanatici.

Dott.ssa Veronica Ambrosino Comitato “Emergenza lupo – Arezzo”

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