E’ morto Henry Kissinger, per decenni protagonista assoluto della politica estera Usa

E’ morto a 100 anni l’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger. Segretario di Stato sotto le presidenze Nixon e Ford tra il 1973 e il 1977, è stato anche in seguito una figura di riferimento per la gestione degli affari globali statunitensi Lo riporta il “Washington Post” una nota precisando che il politico è morto nella sua casa in Connecticut.

Kissinger esercitò un potere senza pari sulla politica estera degli Stati Uniti negli anni 70, durante le amministrazioni dei presidenti Richard M. Nixon e Gerald Ford, e per decenni successivi, in veste di consulente e scrittore, espresse opinioni di grande rilievo per la conduzione statunitense degli affari globali. Giorgia Meloni: “Kissinger riferimento della politica e della diplomazia mondiale”. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha ricordato la figura dell’ex segretario di Stato americano. “Voglio ricordare Kissinger, Premio Nobel per la pace, come un amico dell’Italia e sostenitore convinto delle relazioni transatlantiche. Un pilastro della diplomazia, i giovani impareranno dai suoi scritti l’arte del dialogo e del negoziato sempre per il bene degli equilibri globali”, ha scritto Tajani su X.

Putin: “Uomo di Stato saggio e lungimirante” “Un diplomatico eccezionale, un uomo di Stato saggio e lungimirante che per molti decenni ha goduto in tutto il mondo di un’autorità meritata”. Così il presidente russo Vladimir Putin ha definito Kissinger in un messaggio di condoglianze alla famiglia pubblicato sul sito del Cremlino. Lo riferisce la Tass

Cina: “Un vecchio amico molto apprezzato” La Cina rende omaggio a Kissinger, rimarcando il suo ruolo prezioso nella costruzione delle relazioni tra Pechino e Washington.

Nato a Furth, in Germania, il 27 maggio del 1923, Heinz Alfred Kissinger si trovò a fuggire dall’Europa quindicenne alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, per trovare negli Stati Uniti una seconda patria. Lì Heinz divenne Henry e imparò a esprimersi in perfetto inglese conservando sempre l’accento tedesco. Si fece largo prima a Harvard, poi a Washington, fino a raggiungere, complice Nelson Rockefeller, il tetto del mondo al servizio di due presidenti: Richard Nixon e, dopo il Watergate, Gerald Ford. Kissinger concentrò nelle sue mani ogni negoziato, rendendo superfluo il lavoro della rete diplomatica: dalla prima distensione verso l’Urss al disgelo con la Cina, culminato nel viaggio di Nixon a Pechino. Gli accordi di Parigi per il cessate il fuoco in Vietnam dopo quasi 60mila morti Usa gli valsero un controverso premio Nobel per la Pace: due giurati si dimisero per protesta. Kissinger fu di fatto un presidente ombra, anche se la scrivania dell’Ufficio ovale restò sempre per lui un miraggio impossibile per il fatto di non essere nato negli Usa. La sconfitta di Ford e l’elezione del democratico Jimmy Carter segnarono la fine della sua carriera pubblica, non dell’impegno in politica estera attraverso gruppi come la Trilaterale. Dopo aver lasciato il governo nel 1977, Kissinger fondò il celebre studio di consulenza Kissinger Associates, attraverso la cui porta girevole passarono ministri e sottosegretari e i cui clienti erano governi mondiali grandi e piccoli.  Kissinger è stato attivo e lucido fino agli ultimi tempi. In occasione del suo centesimo compleanno sul “Washington Post”, il figlio David, interrogandosi sulla eccezionale vitalità fisica e mentale di un uomo che ha seppellito ammiratori e detrattori a dispetto di una dieta a base di bratwurst e Wiener schnitzel, individuò la ricetta nell’inesauribile curiosità paterna per le sfide esistenziali del momento: dalla minaccia delle atomiche negli anni 50 all’intelligenza artificiale su cui due anni fa scrisse il penultimo libro, “The age of Ai: and our human future”, a cui ha fatto seguito “Leadership: Six studies in world strategy”. 

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