
L’attivista e giornalista, di 51 anni, imprigionata dalle autorità di Teheran dal maggio 2016, è ancora in carcere. L’Onu: premio al coraggio e alla determinazione delle donne iraniane. Meloni: “Il suo impegno ispira le donne del mondo” “La sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e per la promozione dei diritti umani e di libertà”, con questa motivazione è stato assegnato a Oslo il premio Nobel per la Pace a all’attivista iraniana per i diritti umani Narges Mohammadi.
Già vice presidente del Centro per la difesa per i diritti umani, guidato dalla premio Nobel Shirin Ebadi, la prima musulmana a prenderne uno nel 2003, è imprigionata dalle autorità iraniane dal maggio 2016, la giornalista 51enne è attualmente ancora in carcere. Con una voce quasi rotta dall’emozione, la presidente del Comitato norvegese Berit Reiss-Andersen ha sottolineato che la lotta dell’attivista iraniana è portata avanti “a fronte di un’enorme sofferenza”, ricordando che “la coraggiosa lotta di Narges Mohammadi ha comportato enormi costi personali. Il regime iraniano l’ha arrestata 13 volte, condannata cinque volte a un totale di 31 anni di carcere e 154 frustate“. La presidente ha aggiunto che “Mohammadi è ancora in prigione. Se le autorità iraniane prenderanno la giusta decisione la rilasceranno così che potrà essere qui per ritirare il premio a dicembre”.
Il Comitato ricorda in particolare il suo ruolo nella mobilitazione di protesta Donna Vita Libertà seguita alla morte nel settembre 2022 di Mahsa Jina Amini. “Ancora una volta, Mohammadi ha assunto un ruolo guida” si riferisce nelle motivazioni del Nobel. “Dalla prigione ha espresso supporto per i dimostranti e ha organizzato azioni di solidarietà insieme con altri detenuti” sottolineano i giurati. “Le autorità penitenziarie hanno risposto imponendole restrizioni ancora più severe, vietandole persino di ricevere telefonate o visitatori; lei però è comunque riuscita a far diffondere un articolo che è stato pubblicato dal New York Times nel primo anniversario dell’uccisione di Mahsa”. Il Comitato del Nobel conclude ricordando il messaggio chiave di quel testo: “Più ci rinchiudono, più diventiamo forti”.
“Il sostegno globale e il riconoscimento della mia difesa dei diritti umani mi rendono più risoluta, più responsabile, più appassionata e più fiduciosa. Spero anche che questo riconoscimento renda gli iraniani che, protestano per il cambiamento, più forti e più organizzati. La vittoria è vicina”, ha detto l’attivista iraniana detenuta in carcere in un messaggio arrivato al New York Times dopo il premio. “Un momento storico per la lotta per la libertà in Iran“, così la famiglia di Narges Mohammadi commenta il premio assegnato. Ma chi è Narges Mohammadi? leggi qui l’articolo.
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