Storie di Spagna ’82HABLA PIU’ PIANO

Le ultime parole famose dell’altra volta sono diventate, evidentemente, le penultime parole famose. Ho avuto inopinatamente ragione a proporre di non buttarci troppo giù, a cominciare dall’incontro con l’Argentina. Ma, dato che il Direttore insiste (sospetto per farmi fare brutta figura) a volere che sia stampata prima l’ultima pagina della copertina, questa volta mi trovo a scrivere quando non è ancora stata disputata la partita con il Brasile. Senza illudermi, ripeto di non buttarci troppo giù neppure in questa occasione.

A buttarsi troppo giù non ci si guadagna mai. È appena avvenuto un ennesimo scazzo giocatori-giornalisti al seguito. Il Commissario Tecnico Bearzot si è precipitato a difendere i suoi uomini (Gentile, per l’esattezza, che contestava qualcosa a Cascioli), e ha esagerato in energia e passione. Al momento è minacciata una causa, anche se giocatore e giornalista, nel frattempo, sono venuti a una spiegazione che pare aver soddisfatto tutt’è due. Certo che Bearzot ha da penare ogni giorno. Ma proprio ogni giorno. Gli onorevoli che hanno indagato sui suoi guadagni non so se abbiamo tenuto conto dello sforzo enorme che costa la direzione tecnica della Nazionale, la zattera Bearzot. Tutti gli complicano la vita, i suoi pupilli per primi, i giornalisti subito dopo, e infine gli onorevoli.Ci mancavano anche loro, stavamo scarsi. Bearzot regge e non capisco neppure come. Però, dopo il trionfo a ritmo di tarantella sul penultimo tango dell’Argentina invece di tirarsi su, ha subito un aumento di preoccupazioni, assilli, contestazioni, persecuzioni. Capisco l’ indignazione del collega che se lo è trovato d’ improvviso contro. E, tuttavia, non riesco a dimenticare la durezza della prova a cui è sottoposto Bearzot. È facile rilevare i suoi sbagli. Se l’Italia perde con il Brasile, secondo pronostico dei più (i più, come i morti, sono quelli che hanno rinunciato alla speranza), la colpa sarà tutta sua. Se, per caso, l’Italia… Credo nella scaramanzia, non conviene far previsioni avventate. Ma in quel caso là, comunque, ebbene in quel caso nessuno si sognerebbe di sostenere che il merito è anche suo. Quando in Italia-Argentina ha indovinato le marcature, è stato solo Gianni Brera a riconoscere che le marcature erano indovinate e non erano quelle previste da lui. Brera. Raro esempio, eccetera…Quanto parla Helenio Herrera? Difficile fare il conto delle parole che quotidianamente Habla-Habla rovescia su lettori, telespettatori, radioascoltatori. Parla addirittura più di un tempo, quando faceva anche l’allenatore. Dirama previsioni su tutte le ruote, se si verificano (ma mi pare che completamente non se ne sia verificata nessuna a partire da quelle concertanti il nostro primo gruppo lassù in Galizia tra Vigo e la Coruna: Herrera aveva previsto che passassero il turno Perù e Camerun, nada de nada, al massimo il Camerun ha fatto una bella figura, perché Italia e Polonia non erano ancora rodate), ne esalta la realizzazione come esclusivo merito suo, se non si verificano, ebbene la sua faccia di bronzo non si smentisce, sostiene di averlo già comunque detto lui in qualche circostanza (e questo, tutto sommato credo che sia approssimativamente veritiero: almeno per impossibilità mia di accedere a tutte le fonti, controllare tutte le emissioni di pensiero di Herrera, che va invecchiando senza neppure per un attimo avvertire il bisogno di affrontare una riflessione autocritica sul tramonto nel calcio della strategia a parole, e dell’incompetenza divinatoria e magica. Certo che il mago (o dovremo dire l’ex mago?); è ormai ridotto maluccio. Ha perduto un incarico dopo l’altro. E la commissione tecnica del Barcellona ha sconsigliato la continuazione dei rapporti con lui. Herrera lotta per conservarsi un posto. Se non proprio un postone, un postuccio, un postino. E, intanto, parla, parla, parla. Parla più di Zoff, dopo che i compagni di squadra lo hanno incaricato di essere il loro portavoce negli incontri con la stampa. Ma Zoff ha delle cose interessanti da dire, proprio perché le ha meditate a lungo. Herrera ha solo da spandere intorno cortine fumogene. L’importante sarebbe estorcergli una previsione di vittoria sicura del Brasile. Dato che non ne azzecca una che sia una, sarebbe una spintarella favorevole.La pace dei sensi: finalmente, ora che siamo quasi alla fine, tutto funziona nell’organizzazione del Mundial 1982. Cosa è successo? È successo semplicemente che la debole Spagna di Santamaria (un Commissario Tecnico che riabilita Bearzot «for ever ad libitum und so weiter») è stata fatta fuori dalla Germania Federale, è uscita di scena, e agli spagnoli non frega definitivamente più nulla della competizione mondiale. Meno gente negli uffici, meno ricorso ai computeroni, più uso delle tecniche manuali e più uso delle vecchie tecniche: annotare i nomi, spuntarli con biro, assegnare posti e telefoni con disinteresse. Tutto pare naturale, addirittura scontato nel suo funzionamento. Patetici e nostalgici, i fogli e foglietti e foglini sportivi di disinformazione quotidiana insistono nei riepiloghi, ovviamente negativi, e nelle censure, ovviamente tardive circa l’operato dei tecnici spagnoli. «El ridiculo ha sido espantoso», dice Dicen. «Una sola victoria (apayada por un penalty imaginario), um empate y dos derrotas es el balance che condena a unos hombres. Santa maria en primer lugar y asus jugadores despues. El tecnico por “peseteros” merecen la repulsa de una aficion che se ha entregado totalmente. Todos han demostrado der unos perfectos profesionales en los asuntos que rodean al futbol y algo menos en los futbolisticos. La forma con la que han tratado los contratos publicitarios ha sido perfecta…». Non c’è bisogno di traduzione. Lo spagnolo è una lingua chiara e vigorosa. Comunque, la gente non vuol più perdere tempo con le ex furie rosse immanzite o invaccate. E domenica 4 luglio giorno concessomi dal Direttore per scrivermi l’ultima Pagina e farmi fare brutta figura (pazienza, una di più, una di meno, l’essenziale è continuare a poterne fare), Barcellona s’è vuotata, nelle larghe, belle, luminose strade c’è una gran tranquillità. Nei grandi affissi pubblicitari i giocatori spagnoli in confezioni dei celebri magazzini “Corte Ingles” simulando una parodia di quella recitata in campo. Domani si gioca Italia-Brasile…(dal “Guerin Sportivo” anno 1982 n. 27)

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