GLI ALLEVAMENTI NON SONO IL PROBLEMA

AREZZO – sono una parte ESSENZIALE dell’Italia che produce – Le dichiarazioni dell’attivista Cortonesi, ospite diTeletruriasono irresponsabili e scollegate dalla realtà Le dichiarazioni dell’attivista Cortonesi su Teletruria, ospite del 5 dicembre scorso nella trasmissione “Caffè Bollente 4.0”, alla domanda di Matteo Contena (allevatore che il 6 Marzo 2024 portò in piazza Guido Monaco una delle sue pecore sbranata da un lupo, e Vicepresidente del Comitato Resistenza Pastorale)

su cosa dovrebbero fare gli allevatori per vivere se “tutti gli allevamenti avrebbero dovuto chiudere”, come affermato dallo stesso attivista in risposta a una precedente domanda della presidente del comitato Resistenza Pastorale, Veronica Ambrosino, e su come verrebbero poi riforniti i supermercati, la risposta testuale di Cortonesi è stata: “i pastori ovviamente cambiano lavoro, e i supermercati verrebbero riforniti di sole verdure”.Queste non sono opinioni: sono un manifesto di inconsapevolezza, un concentrato di slogan buoni per un applauso facile, ma non per affrontare la realtà di un Paese che produce, lavora e cresce nonostante chi parla senza conoscere ciò di cui parla.Dire “chiudiamo gli allevamenti” è il modo più rapido per confessare di non avere idea di cosaaccade fuori dai centri urbani. Gli allevatori non sono un fastidio, ma la frontiera viva che impedisce ai territori di trasformarsi in un museo abbandonato. Senza di loro, molte zone d’Italia diventerebbero boschi incolti pronti a prendere fuoco al primo colpo di sole. E mentre qualcuno sogna un Paese fatto solo di orti e margherite, crollerebbero filiere economiche che
tengono in piedi migliaia di famiglie. È curioso come chi invoca la “sostenibilità” spesso non ne conosca nemmeno l’alfabeto. Ma il vero capolavoro arriva quando si suggerisce ai pastori di “cambiare lavoro”. Sembra di sentire qualcuno che, non sapendo come funziona un mestiere, immagina che tutti possano reinventarsi con un clic. Peccato che il pastore non sia un ruolo da improvvisare: è una professione fatta di competenze che nessun influencer può raccontare in un reel. Dire loro di“fare altro” è un insulto in diretta televisiva. Non solo alla categoria, ma alla storia stessa del nostro Paese. E poi la perla finale: supermercati con sola verdura. Una fantasia che fa sorridere, finché non si pensa alle conseguenze. L’Italia ha territori dove coltivare non è possibile, ma dove il pascolo è vita. E soprattutto c’è un dettaglio imbarazzante per chi gioca a fare l’ideologo: il latte in formula per neonati! Migliaia di neonati, quando l’allattamento materno non è possibile, si nutrono grazie a un prodotto sicuro, controllato, che deriva da latte vaccino di allevamento, appunto il latte in formula (in polvere). Chi propone di eliminare la zootecnia sta proponendo – senza aver il coraggio di dirlo – di eliminare la base stessa con cui oggi si garantisce la nutrizione di moltissim neonati. Una posizione che si commenta da sola. Mentre certa retorica demonizza gli allevamenti, gli allevatori stanno riducendo emissioni, migliorando il benessere animale, investendo in tecnologie sostenibili. Fanno il loro lavoro, con serietà e fatica, mentre altri si concedono il lusso di parlare per slogan, senza prendersi la briga di capire di cosa priverebbero il Paese. Se questo è il livello del dibattito, allora c’è un problema serio: c’è chi pensa che basti un’idea urlata per cancellare secoli di cultura, economia e responsabilità. L’Italia senza allevamenti non sarebbe più “green”, sarebbe più fragile, più dipendente dall’estero e meno capace di nutrire i suoi stessi figli, letteralmente. Ed è proprio questo il punto: la realtà non si piega agli slogan, li travolge, in silenzio, mentre gli allevatori continuano a fare ciò che sanno fare: nutrire il Paese mentre altri lo intrattengono con fantasie. In conclusione ricordo che il lupo a livello europeo è già stato declassato da animale “super protetto” a “protetto” e che è notizia di poche ore fa che la Camera ha già votato per il SI in riferimento. Qui di seguito allego il link di riferimento al programma “Caffè Bollente 4.0” di Teletruria andata in onda il 5 Dicembre 2025, dove potete vedere e sentire le dichiarazioni di Cortonesi.
https://www.facebook.com/share/v/16h9iFWpJ6/

Veronica Ambrosino – Presidente Comitato Resistenza Pastorale

Visto le affermazioni di Cortonesi, molti allevatori italiani hanno deciso di replicare, qui sotto trovate le loro risposte: Marco Bruni – Presidente Comitato Emergenza Lupo Arezzo – Arezzo: Sul merito delle affermazioni del Sig. Cortonesi non ho nulla da aggiungere: sono certo che le nostre critiche e il nostro sdegno siano pienamente condivisi da chiunque conservi un minimo di buonsenso. Non occorre ripeterle, perché parlano da sé. Riconosco tuttavia al portavoce dei cosiddetti “santuari” un pregio che manca a
molti altri esponenti dell’animalismo militante: l’onestà di dichiarare apertamente ciò che altri preferiscono occultare, e cioè che la loro azione mira a minare, fino alla sua cancellazione, il mondo dell’allevamento. Un mondo che, assieme all’agricoltura, ha rappresentato la base stessa sulla quale si sono sviluppate le civiltà umane. È inutile fingere ciò che la realtà smentisce ogni giorno: non esiste una reale convivenza tra le attività umane e il lupo. Ma soprattutto, la convivenza, quand’anche fosse possibile, non può in alcun modo essere imposta. Quando viene imposta, cessa di essere convivenza e diventa un atto di prevaricazione: un arbitrio rivolto contro la libertà, contro le tradizioni e, in ultima analisi, contro la nostra stessa natura.

Comitato Salvaguardia Allevatori VCO, Piemonte – La nostra Provincia è una di quelle zone dove le pochissime coltivazioni possibili non possono che essere integrate con preziosi prodotti ricavati
dall’allevamento estensivo (tra l’altro attualmente messo fortemente in ginocchio dall’aumento dei lupi), sevogliamo dare un piccolo ma prezioso contributo alla sovranità alimentare e alla sostenibilità grazie a prodotti a km 0, nonché preservare quella biodiversità formatasi nei secoli grazie proprio all’interazione tra attività rurali ed ambiente naturale alpino! Abbandonare tutto ciò non comporterebbe altro che perdite a TUTTI i livelli.

Antonio Giri – Società Agricola Ca’ di Luna ( Asineria) – Recanati – Fattoria Didattica e Agricoltura Sociale: Vorrei ricordare a questo presunto “attivista” che l’agricoltura e l’allevamento sono sempre esistiti, e sono i settori trainanti dell’ alimentazione, della salvaguardia della biodiversità e dell’ ambiente. Se ad oggi territori italiani sono patrimonio dell’ umanità, così dice l’UNESCO, sicuramente una grandissima parte è merito proprio di agricoltori e allevatori. Tra le tante realtà rurali ci sono anche centinaia di fattorie didattiche e sociali gestiscono anche animali sottratti dai maltrattamenti. Spesso operati da gente animalista.

Giuseppe Niccolò Sanna – Arcidosso (GR). Ad 83 anni come faccio a reinventarmi un lavoro? Sono allevatore da quando ero un bambino, prima in Sardegna e ora in Toscana dal 1963. Ho comprato un podere che confina con il Parco Faunistico del Monte Amiata, e addirittura un campo confina con la recinzione dei lupi in esso detenuti. Fino a che i lupi erano solo all’interno del Parco non ho mai detto niente perché erano “un’attrazione” per i turisti, ma ora siamo all’esasperazione. Tutte le sere sentiamo
ululare sia quelli dentro che quelli fuori. Sono almeno due anni che le nostre pecore vivono dentro la stalla, nei recinti “anti lupo”, ed escono fuori solo quando riusciamo a guardarle a vista. Nel campo che confina con il Parco non le mandiamo più da anni per paura di un attacco e infatti ora nemmeno i cinghiali ci vanno da quanto è diventato incolto. Non ho intenzione di smettere e nemmeno la mia famiglia, noi siamo questo lavoro, questa tradizione e il motore dell’Italia, siamo la parte dell’Italia che sfama gli italiani!

Andrea Giaroli, Fraconalto (AL), 56 anni. Fino al 2008 lavoravo come ingegnere elettronico in una multinazionale a pochi km da casa e tenevo in stalla 3 o 4 bovini giusto per portare avanti la tradizione. Poi i vertici dell’ azienda hanno deciso di chiudere lo stabilimento. Ho investito tutti i risparmi e tutta la liquidazione per comprare terre e per fare una stalla. Attualmente ho circa 60 capi di razza piemontese, ho preso la certificazione del benessere animale, vendo la carne a clienti super affezionati, ho pulito prati e pascoli e la cosa è talmente apprezzata che ogni volta che in zona sono state realizzate trasmissioni TV nonostante ci fossero in molti a voler essere protagonisti, i registi hanno sempre scelto la mia attività per raccontare il mio paesino. Penso a “Sereno Variabile” su Rai due o a “Mezzogiorno e dintorni” su Rete
quattro oltre a numerose emittenti locali. E lo sa questo signore la cosa che mi dicono più spesso? Ebbene, suo malgrado, è “Non mollare, tieni duro, se smetti tu qui sarà solo un roveto” . E anche se negli ultimi 7 o 8 anni sta diventando sempre più difficile per colpa dei lupi che sono sempre più numerosi, spavaldi, aggressivi e confidenti, io non smetto. Combatterò fino all’ ultima goccia di sudore, fino all’ ultimo centesimo disponibile per difendere il mio lavoro, la mia storia, la mia dignità e per mantenere nel mio paese i prati e i pascoli.

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