Il Marecchia e la sua valle DALLA PREISTORIA ALL’EPOCA ROMANA

La Valmarecchia è una valle antica la cui storia e le cui testimonianze si perdono nella notte dei tempi. Colonizzata dai Romani attorno alla metà del II sec. a.C., già dalla prima età del ferro fu però culla dell’antica civilità pre-etrusca conosciuta come Civiltà Villanoviana. I Villanoviani ebbero infatti proprio in Verucchio una delle proprie “capitali” culturali e politiche più importanti e non è un caso che proprio a Verucchio sia visitabile uno dei musei più importanti di questa antica civiltà.

La colonizzazione Romana – le cui tracce sono rinvenibili su tutto il territorio a partire ovviamente da Rimini – non riguardò solo i territori della costa, bensì anche quelli dell’entroterra a partire ovviamente da Santarcangelo di R. posta – non a caso – alle pendici del primo colle a guardia della via Emilia (il Mons Jovis o Monte Giove). Proprio qui, come narra la leggenda, taluni ritengono sia da attribuire la nascita del Sangiovese… o se non altro la nascita del suo primo nome: “Sanguis Jovis“.L’appellativo “Sangue di Giove”, quindi, potrebbe essere stato attribuito a questo apprezzato vino color rubino proprio perchè proveniente dalle pendici cosparse di viti del colle Monte Giove, colle alla cui sommità si ergeva – non a caso – un maestoso tempio al Dio degli Dei.CASTELLI E SIGNORIEMa forse l’epoca d’oro – e quella certamente più “vivace” – per la Valle del Marecchia si ebbe tra il Medioevo e il Rinascimento. E’ in questo periodo che infatti la valle si popolò di una fitta scacchiera di rocche e di borghi fortificati alla costante mercè di eserciti e condottieri più o meno famosi. Teatro dell’incessante scontro tra le signorie dei Malatesta e del Montefeltro (in primis tra Federico e Sigismondo), conserva oggi un patrimonio storico-monumentale eccezionale in termini sia di quantità di siti visitabili (castelli, borghi e torri di avvistamento) che di bellezza e importanza artistica. Tre su tutti e assolutamente da non perdere sono: la rocca di Verucchio (da cui partì la dinastia dei Malatesta), la fatata Sant’Agata Feltria e la suggestiva rocca di San Leo.E’ comunque vero che ogni cima, ogni monte, ogni picco che da Rimini risalendo il fiume Marecchia porta ai valici con la Toscana, è tutt’oggi presidiato da resti di antichi castelletti, torri di avvistamento o masserizie fortificate. Evidenza, questa, di un passato turbolento, ma anche di grande dinamismo. E’ certamente vero che questo essere stata una terra di conquiste e riconquiste continue, di passaggio di eserciti e di repentini cambi governativi, ha nei secoli modellato anche la cultura di un intero territorio rendendolo più permeabile all’apertura, alla contaminazione culturale e all’ospitalità.DALL’EVO MODERNO AD OGGICon la fine della dinastia dei Malatesta e il progressivo riavvicinamento dei territori sotto la diretta egemonia dello stato Pontificio, la Valle riscoprì un lungo periodo di quiete dove i piccoli borghi e i villaggi persero progressivamente il loro carattere difensivo o bellico per dotarsi di collegiate e piazze dove eccheggiano ancora i motti e le poesie dialettali (tra tutti spicca Pennabilli, il borgo di Tonino Guerra), pittoreschi mercati e fiere che per tre secoli scandirono il ritmo di una società fondamentalmente pacifica e contadina. E’ invece dal dopoguerra ad oggi che la Valle ha subìto un nuovo impulso e un nuovo cambiamento. Il turismo di massa e la consacrazione della Riviera Romagnola come meta principe delle vacanze estive europee, lentamente hanno innestato anche nell’entroterra il seme dell’imprenditoria turistica facendo nascere e fiorire suggestive locande, deliziosi b&b e ovviamente confortevoli agriturismi dove poter degustare prodotti tipici, pernottare e godere di uno dei paesaggi più affascinanti degli Appennini.

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