L’Impero romano sotto Traiano nel 117 d.C. alla sua massima espansione

Nel 117 d.C. sotto Traiano ricopriva un’area di 5,0 milioni di km2. L’esatta misura della superficie governata da questo potente impero in realtà non è certa, a causa della mancanza di dati precisi, di dispute territoriali e della presenza di stati clienti il cui rapporto nei confronti di Roma non è sempre chiaro.

Pur non essendo il più vasto Stato dell’antichità, spettando tali primati all’impero achemenide, cinese e Xiongnu, quello di Roma è considerato il più grande per gestione e qualità del territorio, organizzazione sociopolitica, e per l’importante eredità lasciata nella storia dell’umanità. In tutti i territori sui quali estesero i propri confini i Romani costruirono città, strade, ponti, acquedotti, fortificazioni, esportando ovunque il loro modello di civiltà e al contempo assimilando le popolazioni e civiltà assoggettate, in un processo così profondo che per secoli ancora dopo la fine dell’impero queste genti continuarono a definirsi romane. La civiltà nata sulle rive del Tevere, cresciuta e diffusasi in epoca repubblicana e infine sviluppatasi pienamente in età imperiale, è essenziale componente della civiltà occidentale.

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