L’EQUISETO, conosciuto con il nome volgare: coda di cavallo UNA MINIERA DI SALUTE

L’equiseto è pianta del tutto speciale, per la sua storia biologica ed evolutiva, per le sue proprietà che riguardano una infinita lista di affezioni, così lunga da sembrare una panacea, e lo è stata per davvero e per lunghi secoli. Il ricordo di questa pianta mi riporta nei primi anni 60, quando ancora non vi era una facile disponibilità di farmaci moderni.

Accadeva che in campagna, nello svolgersi dei lavori consueti, ci si procurava delle ferite, più o meno severe, e si era troppo distanti per arrivare in un presidio medico, si faceva così ciò che si era sempre fatto; si lavava la ferita e si disinfettava con il succo dell’equiseto e le galle delle foglie di lentisco, poi si andava dal medico quando possibile, ma molte volte non era necessario perché le erbe permettevano una cicatrizzazione formidabile e veloce. Come molte altre piante l’equiseto è caduto in oblio per decenni, e soltanto la riscoperta dei saperi tradizionali ne ha permesso la rivalutazione.Gli equiseti sono piante ancestrali che giungono a noi da tempi remoti attraverso ere e tempi geologici, infatti sono crittogame, senza semi ed organi di riproduzione sessuata, diffuse già trecentocinquanta milioni di anni fa. I resti fossili confermano che equiseti e felci giganti popolavano le foreste del devoniano e le specie oggi presenti possono considerarsi i sopravvissuti di quelle stirpi protostoriche. Delle nove specie presenti in Italia per tradizione solo l’ Equisetum arvense si utilizza nella pratica erboristica popolare. La pianta ha due forme vegetative, la prima emerge precocemente in primavera, ed è costituita da un fusto biancastro al cui apice vi è uno strobilo ricoperto di sporofilli che appassisce in poco tempo, subito dopo la maturazione delle spore. La seconda forma, appare subito dopo, ed è costituita da ciò che comunemente consideriamo equiseto o coda di cavallo. E’ la forma vegetativa sterile, costituita da un fusto midollato fatto di nodi ed internodi caratteristici che sembrano impilarsi uno nell’altro quasi ad incastro. Dai nodi si dipartono le foglie che non hanno distinzioni morfologiche. Non si vedono, infatti, né lamine né piccioli, ma delle strutture aghiformi che i botanici indicano con il termine di microfilli. A noi appaiono come una sorta di collare che avvolge l’intera circonferenza dei nodi conferendo la tipica morfologia che ricorda una piccola conifera. Tra le caratteristiche più importanti dell’Equiseto vi è la durezza delle foglie, basta toccarle per rendersi conto che sono ruvide e silicizzate, ed è proprio la presenza del silicio che ne permette l’utilizzo come re- mineralizzante ed in tante affezione dell’apparato osteoarticolare. In primavera gli steli di equiseto ricoprono velocemente i bordi umidi dei prati ed i margini incolti dei campi dove le linee di compluvio accumulano le acque e rendono la terra asfittica per le colture. La contiguità con l’umido rivela la sua natura ancestrale di pianta ancora molto vicina al mondo acquatico non del tutto affrancata dal quel mondo che ha generato la vita stessa. Gli impieghi elettivi dell’Equiseto sono da tempo immemorabile rivolti alle affezioni dell’apparato osteo articolare perché la forma dello stelo ricorda le articolazioni ossee. Un tempo vigeva la regola delle correlazioni tra forma della pianta ed organi del nostro corpo. Le somiglianze erano correlazioni terapeutiche precise, e sebbene possiamo ritenere che fossero delle convinzioni dettate da una mente dominata dagli elementi simbolici, non possiamo fare a meno di stupirci quando troviamo corrispondenze stupefacenti. Simboli e mondo spirituale hanno arricchito di profonda efficacia ed attività le semplici erbe, rendendole a volte strumenti e veicoli di guarigione più complessi del contenuto fitochimico. I saperi tradizionali sono anche tutto questo. Gli impieghi popolari dell’equiseto riguardavano le affezioni delle ossa, delle vie urinarie, delle malattie polmonari e della pelle con un numero di disturbi specifici elevatissimo. Dalla caduta dei capelli alle forme di anemia, alle fratture ossee, alle bronchiti ed infiammazioni di organi interni, emorragie, prostatiti, ed ogni altro malanno è stato trattato con l’equiseto. I numerosi lavori scientifici hanno oggi dimostrato l’assenza di tossicità e la sicurezza dei tanti preparati disponibili, tra i quali il più efficace rimane la polvere della pianta intera essiccata. Gli studi hanno mostrano l’elevato contenuto di minerali, tra i quali la silice che arriva fino al 15%, e una serie complessa di fitosteroli ( β-sitosterolo, campestrolo, isofucosterolo) e flavonoidi ( canferolo, apigenina, isoquercitrina) che sono alla base del profilo fitochimico e delle proprietà fitoterapiche.Medici ed erboristi la consigliano in diverse preparazioni sotto forma di tisane e integratori.

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