Sestino – Arezzo – negli anni del Dopoguerra

una comunità viva nella memoria. Un’istantanea di memoria collettiva; piazza Garibaldi, circa 1948-1955.Questa straordinaria fotografia è una finestra aperta sul passato di Sestino, un momento cristallizzato nel tempo che ci racconta come viveva una piccola comunità appenninica nei decenni successivi alla Seconda Guerra Mondiale.

Non è semplicemente un’immagine urbana: è la testimonianza di un modo di essere, di una socialità che oggi appartiene alla storia.La piazza come cuore pulsante:La scena che emerge dalla foto mostra la piazza centrale come lo spazio vitale della comunità. Qui, sotto il sole di quel pomeriggio senza nome, uomini, donne e bambini si ritrovano per conversare, per scambiarsi notizie, per vivere la loro quotidianità. Non c’è fretta apparente, non c’è la solitudine che caratterizzerà i decenni successivi. La piazza è il “salotto” pubblico dove la comunità si esprime, si conosce, si trasmette le tradizioni orali. Ogni persona presente rappresenta una storia, una famiglia, un mestiere, una funzione nel tessuto sociale locale.Architettura e identità territoriale:Gli edifici in pietra che fanno da cornice a questa scena raccontano secoli di storia. Costruiti con blocchi estratti dalle cave locali, questi palazzi sono monumenti silenziosi di una civiltà contadina e artigianale. Le finestre strette, i portali ad arco bugnato, le facciate rigorose riflettono sia l’eredità medievale di Sestino – che affonda le radici nella storia romana (si ricordi la battaglia del 295 a.C., citata da Plinio il Vecchio) – sia l’adattamento funzionale alle esigenze di una comunità rurale. Questi edifici non erano costruiti per ostentare ricchezza, ma per durare nel tempo, per proteggere dal freddo delle montagne appenniniche.Gli abiti come elementi di riconoscimento storico:Gli abiti indossati dalle persone fotografate sono testimoni muti ma eloquenti dell’epoca. Gli uomini con i loro pantaloni a vita alta, le camicie bianche o a righe, i cappelli. Le donne con gonne sotto il ginocchio, pratiche e modeste. I bambini in pantaloncini corti e scarpe robuste. Non è una moda passeggera: è l’uniforme di una società che stava lentamente ricostruendosi, che aveva poco da spendere in frivolezze, ma che portava comunque con dignità i propri vestiti.Il mezzo di trasporto: simbolo di modernità.Sullo sfondo, un autobus o un camion della metà del Novecento rappresenta il collegamento col mondo più vasto. In quegli anni, tali mezzi erano i soli collegamenti tra paesi come Sestino e le città più grandi. Potevano trasportare merci, passeggeri, servizi ambulanti. Erano un simbolo di progresso e di apertura, anche se limitato e lento rispetto ai tempi attuali. Per una comunità di montagna, rappresentavano la possibilità di commerciare, di raggiungere il medico, di mantenersi in contatto con l’esterno.La vita quotidiana in una comunità pre-moderna:Questa fotografia cattura un momento di transizione. Sestino era ancora una comunità essenzialmente rurale e agricola, dove i ritmi di vita erano scanditi dalle stagioni, dalle feste religiose, dai lavori nei campi. Ma non era isolata: c’erano già piccoli negozi, già il pubblico amministratore, già servizi essenziali. La piazza era il luogo dove si discuteva di affari comuni, dove i bambini giocavano sotto lo sguardo vigile degli adulti, dove si manteneva l’ordine e la coesione sociale.Una memoria preziosa per il presente:Oggi, quando Sestino (come molti piccoli borghi della provincia di Arezzo) sta affrontando sfide di spopolamento e di trasformazione, immagini come questa diventano ancor più preziose. Rappresentano l’identità storica della comunità, le radici profonde che collegano le generazioni attuali a quelle passate. Mostrano che Sestino non è solo pietra e storia antica, ma anche comunità viva, memoria collettiva, tessuto sociale ricco di relazioni umane.Quei bambini fotografati, oggi potrebbero essere nonni. Quegli uomini in conversazione potrebbero aver segnato la storia del paese. Quelle donne in abiti modesti potrebbero aver cresciuto figli che hanno scelto di andare altrove. Ma la loro presenza in questa piazza, in questo momento, rimane immortalata come testimonianza di un’epoca, di una comunità, di un modo di vivere che merita di essere ricordato e valorizzato.Sestino, attraverso questa immagine, ci parla del suo passato più recente, del suo sviluppo umano e sociale, della resilienza di una comunità di montagna nel dopoguerra. Per questo, merita di essere conservato, studiato, e condiviso come patrimonio culturale comune.

One thought on “Sestino – Arezzo – negli anni del Dopoguerra

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.