I referendum, questi sconosciuti

Con il presente comunicato, si invitano gli italiani a votare “SÌ” a tutti i quesiti referendari, sottolineando che – seppur parziali e limitate – queste battaglie rappresentano comunque un primo passo per contrastare le norme che stanno peggiorando notevolmente le condizioni di lavoratori e lavoratrici.

            In dettaglio, i quattro quesiti promossi dalla CGIL riguardano:

  1. La reintroduzione di sanzioni molto più severe contro il licenziamento illegittimo nelle imprese con più di 15 dipendenti, in risposta alle manovre del Jobs Act del 2015.
  2. La limitazione dei risarcimenti economici per licenziamenti ingiustificati, per rafforzare la tutela del lavoratore.
  3. La restrizione dei contratti a termine, favorendo rinnovi solo per motivi specifici e riducendo gli approcci rinnovabili e prolungati.
  4. L’estensione della responsabilità del committente in caso di infortuni sui luoghi di lavoro, specie nei settori di appalto e subappalto.

           Il 5° referendum è stato promosso da associazioni della società civile ed è giustamente finalizzato ad estendere il diritto alla cittadinanza dei migranti dopo cinque anni di residenza nel nostro Paese.

            Preme evidenziare come questi referendum – anche se evidentemente riformisti e molto parziali – siano sentiti da molte componenti della classe operaia come strumenti di resistenza. Tuttavia, riteniamo anche che siano stati “usati” come sostituto di una vera e propria lotta di massa nel – e del – mondo del lavoro, che la confederazione di Landini avrebbe potuto e dovuto nel tempo rafforzare, ma ha “scelto” di non agire, continuando in una una linea infinita di cedimenti (per usare un eufemismo) storici…

            Critichiamo perciò l’approccio interclassista di queste consultazioni e mettiamo in risalto i potenziali rischi di una bassa affluenza, che potrebbe favorire le forze reazionarie – quali il governo destrorso della Meloni e gli interessi padronali – consolidando ulteriori misure anti-operaie. La strategia referendaria – a nostro modesto parere – rischia di deviare la lotta reale, di rallentare la mobilitazione delle masse e di relegare la classe operaia all’interno dei limiti della democrazia borghese, senza affrontare le vere cause della oppressione e dello sfruttamento…

            Ciononostante facciamo – nel nostro “piccolissimo” – un appello a votare “SI” con consapevolezza, come atto di resistenza e di iniziativa organizzata per rafforzare la lotta per aumenti salariali, diritti e unità di classe: invitiamo altresì ad usare i referendum come uno stimolo per rilanciare l’attacco contro la linea collaborazionista dei vertici sindacali e ad opporsi all’offensiva neoliberista e imperialista in atto, condizione necessaria in un contesto di crescente erosione dei diritti e di frammentazione sociale.

            In conclusione ed assai modestamente, invitiamo a partecipare al voto – con i 5 “SI’” – con spirito combattivo, riconoscendo i limiti degli strumenti referendari, ma anche la loro – seppur piccola e parziale – utilità come mobilitazione di resistenza contro il capitalismo predatorio e le politiche reazionarie del governo.

Fausto Tenti, “Costituente comunista”, Sezione provinciale di Arezzo.

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