
Con il presente comunicato, si invitano gli italiani a votare “SÌ” a tutti i quesiti referendari, sottolineando che – seppur parziali e limitate – queste battaglie rappresentano comunque un primo passo per contrastare le norme che stanno peggiorando notevolmente le condizioni di lavoratori e lavoratrici.
In dettaglio, i quattro quesiti promossi dalla CGIL riguardano:
- La reintroduzione di sanzioni molto più severe contro il licenziamento illegittimo nelle imprese con più di 15 dipendenti, in risposta alle manovre del Jobs Act del 2015.
- La limitazione dei risarcimenti economici per licenziamenti ingiustificati, per rafforzare la tutela del lavoratore.
- La restrizione dei contratti a termine, favorendo rinnovi solo per motivi specifici e riducendo gli approcci rinnovabili e prolungati.
- L’estensione della responsabilità del committente in caso di infortuni sui luoghi di lavoro, specie nei settori di appalto e subappalto.
Il 5° referendum è stato promosso da associazioni della società civile ed è giustamente finalizzato ad estendere il diritto alla cittadinanza dei migranti dopo cinque anni di residenza nel nostro Paese.
Preme evidenziare come questi referendum – anche se evidentemente riformisti e molto parziali – siano sentiti da molte componenti della classe operaia come strumenti di resistenza. Tuttavia, riteniamo anche che siano stati “usati” come sostituto di una vera e propria lotta di massa nel – e del – mondo del lavoro, che la confederazione di Landini avrebbe potuto e dovuto nel tempo rafforzare, ma ha “scelto” di non agire, continuando in una una linea infinita di cedimenti (per usare un eufemismo) storici…
Critichiamo perciò l’approccio interclassista di queste consultazioni e mettiamo in risalto i potenziali rischi di una bassa affluenza, che potrebbe favorire le forze reazionarie – quali il governo destrorso della Meloni e gli interessi padronali – consolidando ulteriori misure anti-operaie. La strategia referendaria – a nostro modesto parere – rischia di deviare la lotta reale, di rallentare la mobilitazione delle masse e di relegare la classe operaia all’interno dei limiti della democrazia borghese, senza affrontare le vere cause della oppressione e dello sfruttamento…
Ciononostante facciamo – nel nostro “piccolissimo” – un appello a votare “SI” con consapevolezza, come atto di resistenza e di iniziativa organizzata per rafforzare la lotta per aumenti salariali, diritti e unità di classe: invitiamo altresì ad usare i referendum come uno stimolo per rilanciare l’attacco contro la linea collaborazionista dei vertici sindacali e ad opporsi all’offensiva neoliberista e imperialista in atto, condizione necessaria in un contesto di crescente erosione dei diritti e di frammentazione sociale.
In conclusione ed assai modestamente, invitiamo a partecipare al voto – con i 5 “SI’” – con spirito combattivo, riconoscendo i limiti degli strumenti referendari, ma anche la loro – seppur piccola e parziale – utilità come mobilitazione di resistenza contro il capitalismo predatorio e le politiche reazionarie del governo.
Fausto Tenti, “Costituente comunista”, Sezione provinciale di Arezzo.