
A distanza di oltre sette secoli spuntano i cartelli stradali con l’indicazione della Baronia di Monte Ruperto, exclave del comune di Città di Castello. In diversi luoghi del territorio umbro-marchigiano per la prima volta quei cartelli stradali di colore marrone stanno ad indicare la via verso un luogo suggestivo, ricco di fascino e leggenda che la storia ha consegnato alla città di Alberto Burri e Monica Bellucci e dove, unico comune in Italia, il sindaco vanta anche il titolo di barone a tempo determinato e quindi per la durata del mandato il primo cittadino si fregia anche di un ruolo nobiliare simbolico
Sulle tracce del “barone per un itinerario leggendario a portata “navigatore”: a distanza di oltre sette secoli spuntano i cartelli stradali con l’indicazione della Baronia di Monte Ruperto, exclave del comune di Città di Castello. Da qualche giorno infatti in diversi luoghi del territorio umbro-marchigiano per la prima volta quei cartelli stradali di colore marrone stanno ad indicare la via verso un luogo suggestivo, ricco di fascino e leggenda che la storia ha consegnato alla città di Alberto Burri e Monica Bellucci e dove, unico comune in Italia, il sindaco vanta anche il titolo dibarone a tempo determinato e quindi per la durata del mandato il primo cittadino si fregia anche diun ruolo nobiliare simbolico. I tecnici del comune di Città di Castello dei settori urbanistica e lavori pubblici, dopo aver ottenuto i necessari permessi e relative autorizzazioni in sinergia con i comuni marchigiani di Apecchio e San Angelo in Vado, hanno provveduto ad istallare quella inedita segnaletica di grande valore storico ora a disposizione di “navigatori” e satellitari per turisti e appassionati di itinerari inediti. Questo originale connubio “istituzionale-nobiliare” nasce dal fatto che il comune di Città di Castello è titolare di una piccola porzione di territorio, Monte Ruperto, che ricade nelle Marche, definita “exclave” (aree territoriali appartenenti a una Regione che però si trovano all’interno di un’altra). La particolarità di questa vicenda si perde nella notte dei tempi, quando una sperduta baronia in un remoto luogo dell’Appennino cedette il titolo nobiliare al gonfaloniere di Città di Castello, tramandato ai sindaci che oggi si susseguono. Si narra che una grande carestia dovuta ad incredibili nevicate colpì il Baronato di Monte Ruperto nel XIII secolo e che nessuna delle vicine città inviò aiuti in soccorso della piccola comunità. Dalla relativamente lontana – per i mezzi e le strade dell’epoca – Città di Castello arrivò il cibo necessario a far sopravvivere la piccola comunità. Si dice cheil barone, privo di eredi, cedette il piccolo territorio a Città di Castello come segno di gratitudine. La traccia del passaggio sotto il dominio tifernate è datata 25 giugno 1256. È storia documentata poi da un atto pubblico che nel 1274 gli abitanti di Monte Ruperto godessero di agevolazioni fiscali al punto da pagare solo “cinque soldi per focolare per casa da versare il 27 agosto di ogni anno”. Si racconta, e qui affrontiamo la seconda storia, che il Baronato di Monte Ruperto, essendoin contrasto con le città limitrofe di Apecchio e Sant’Angelo in Vado, abbia chiesto e ottenuto protezione da Città di Castello. Entrambe le storie hanno fondamenti di verità che le rendono plausibili. È probabile che quando Monte Ruperto si unì alla città umbra non si trattasse dell’annessione di un’isola amministrativa, ma fosse in continuità fisica, politica e geografica con il territorio tifernate. Non è un caso che tuttora oggi il confine umbro valichi di alcuni chilometri lo spartiacque sia oltre Bocca Serriola che nella zona di Scalocchio. Nel 1413 gli Ubaldini, signori delle zone limitrofe a Monte Ruperto, si sottomisero ai Montefeltro e di lì a poco tutti i loro territori passarono alle dipendenze di Urbino. Esattamente in quel momento la baronia divenne un’exclave di Città di Castello nel futuro Ducato di Montefeltro. Nel 1630 i territori di Urbino diventarono a tutti gli effetti una provincia dello Stato Pontificio e da allora Monte Ruperto non fu più confinante con un altro Stato, ma con una provincia e legazione della stessa entità politica. I destini della piccola comunità seguirono quelli di Città di Castello con l’ingresso a cavallo tra 1860 e 1861 nel Regno d’Italia, poi diventato Repubblica Italiana nel 1946. La “baronia” ha un’estensione di meno di tre chilometri quadrati e nessun abitante. L’ultima famiglia a lasciare Monte Ruperto fu agli inizi degli anni ’70. All’interno del territorio, costituito da boschi e segnato da mulattiere, si passa da un’altitudine minima di 412 metri sul livello del mare fino ad una massima di 727. Il Candigliano, affluente del Metauro, delimita il confine settentrionale dell’exclave. Nell’area presenti alcuni ruderi di case, in parte riconoscibili, altri devastati pure dal furto di pietre. “Da oggi dunque grazie ai cartelli stradali tutti coloro che transiteranno al di là del confine umbro-marchigiano potranno orientarsi fino dove è possibile arrivare con le auto e poi eventualmente a piedi verso quei luoghi che la storia ci ha consegnato nei secoli e che attraverso chi li ha abitati fino agli anni ’60 sono e restano nel cuore di tutti i tifernati e non solo”, ha dichiarato il sindaco “barone”, Luca Secondi nel ricordare la inedita iniziativa organizzata dal Club Auto Moto Storiche Altotevere per la giornata di domani domenica 8 giugno con il primo trofeo “Baronia di Monte Ruperto”, un evento che vedrà ai nastri di partenza oltre 25 equipaggi da tutto il centro e nord italia dirigersi proprio verso gli ingressi della “baronia”. Per la prima volta, infatti, la strada panoramica che da Apecchio conduce a Monte Ruperto sarà palcoscenico di splendide auto che si sfideranno in prove di abilità in quel territorio carico di storia e cultura. “Siamo felici di poter organizzare questo bell’evento, una novità nel nostro calendario di appuntamenti” ha precisato 𝗚𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗠𝗮𝗿𝗶𝗮 𝗥𝗼𝘀𝘀𝗶, 𝗽𝗿𝗲𝘀𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗲 del 𝗖𝗹𝘂𝗯 𝗔𝘂𝘁𝗼 𝗠𝗼𝘁𝗼 𝗦𝘁𝗼𝗿𝗶𝗰𝗵𝗲. “Teniamo molto alla buona riuscita di questa manifestazione che rappresenta la giusta unione fra la cultura dei motori, la storia del territori, l’ambiente e il paesaggio. Faremo tappa in bellissime zone della nostra vallata e nelle Marche e, per questo, tengo particolarmente a ringraziare le amministrazioni comunale che ci hanno permesso di realizzare tutto ciò”. “Una bellissima iniziativa che coniuga, storia, tradizione e turismo all’insegna della amicizia e vicinanza di territorio come Umbria e Marche ed in particolare Città di Castello e i comuni dell’entroterra Apecchio e San Angelo in Vado che della “leggenda” della baronia di Monte Ruperto ne fanno parte. Grazie all’associazione Auto Moto Storiche Altotevere per aver organizzato un e evento unico”, ha concluso il 𝘀𝗶𝗻𝗱𝗮𝗰𝗼 𝗟𝘂𝗰𝗮 𝗦𝗲𝗰𝗼𝗻𝗱𝗶.
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