Srebrenica, dopo 30 anni rivive l’orrore del genocidio

Da un anno, l’Onu ha proclamato l’11 luglio Giornata internazionale di riflessione e commemorazione del genocidio di Srebrenica. Si tratta della più grave strage compiuta in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale. L’eccidio avviene tra il 6 e il 25 luglio 1995 ed è compiuto dai serbo-bosniaci guidati dal generale Ratko Mladić, coadiuvati dalle milizie paramilitari di Željko Ražnatović più noto come la tigre Arkan. Le vittime sono gli uomini bosniaci mussulmani di Srebrenica, piccola località collinare distante circa 16 chilometri dal confine serbo.

Le vittime Degli oltre 8mila civili bosniaci musulmani sterminati in pochi giorni nel luglio 1995, quelli i cui resti sono stati riconosciuti e identificati sono finora 6.765, le cui spoglie riposano nella sterminata e inquietante distesa di stele bianche del Cimitero Memoriale di Potocari.

I resti di altre 250 vittime sono state tumulati al di fuori di tale complesso, in altri cimiteri locali, su decisione dei familiari, mentre un altro migliaio risultano ancora dispersi. E domani, nel corso delle commemorazioni, si terrà come ogni anno la cerimonia di sepoltura dei resti di altre sette vittime del genocidio, identificate nel corso degli ultimi 12 mesi.

In quei giorni sono uccisi a sangue freddo 8.372 uomini e ragazzi; tra questi ultimi, circa 500 non hanno ancora 18 anni. Sono persone inermi che compongono una lunga colonna di uomini in fuga dal paese attraverso i boschi nel tentativo di raggiungere Tuzla, la terza città della Bosnia controllata dai bosgnacchi, i bosniaci mussulmani.

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