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Gigi Meroni,la sua carriera fini lì

Gigi Meroni, il volo della farfalla interrotto 58 anni fa ++La sua parabola, il suo volo di farfalla, s’interruppe bruscamente la sera del 15 ottobre 1967, su corso Re Umberto. Un incidente, una curva sbagliata, e un’intera città rimase senza respiro. Gigi aveva solo 24 anni, e un futuro che sembrava appena cominciare.

Ma ci sono giocatori che vincono titoli, e altri che vincono qualcosa di più prezioso: il tempo. Gigi Meroni non ha avuto una carriera lunga né colma di trofei, ma è diventato leggenda. Il suo dribbling non era solo un gesto tecnico: era libertà pura, una carezza ribelle a un calcio che allora chiedeva rigore e disciplina. Torino, ancora ferita dalla tragedia di Superga, viveva chiusa tra nebbia e fabbriche. Poi arrivò lui: capelli lunghi, camicia fuori, passo leggero e sguardo fiero. Un ragazzo che non aveva paura di essere diverso. Meroni era artista prima che atleta. Amava la pittura, leggeva Sartre, viveva un amore scandaloso per l’epoca. Non inseguiva ricchezze né copertine, ma emozioni. Quando partiva palla al piede sulla fascia destra, lo stadio si alzava in silenzio: non per attendere un cross, ma per assistere a un colpo d’immaginazione. Il calcio diventava improvvisazione, danza, poesia, una farfalla granata.Per il Toro rappresentò molto più di un’ala: fu un’anima ritrovata, un simbolo romantico capace di accendere la nostalgia dei giorni del Grande Torino. Ogni sua partita sembrava un piccolo rito collettivo, ogni dribbling una scintilla che accendeva la città.Così nacque la leggenda. Da allora, il suo nome è rimasto sospeso tra mito e rimpianto, simbolo di un calcio che sapeva ancora essere umano, imperfetto, poetico. In un’epoca dominata da atleti impeccabili e loghi luccicanti, Gigi Meroni resta un’eccezione luminosa: la memoria viva di un talento che non si lascia addomesticare, di un calcio che sapeva parlare al cuore prima che agli sponsor.

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