Professione commercialista: quale futuro?

Il presidente dell’Ordine dei Commercialisti della provincia di Arezzo Roberto Tiezzi è intervenuto in occasione del convegno sul tema “Professione commercialista: quale futuro?” promosso dall’Unione dei Giovani Dottori Commercialisti di Firenze. Insieme ai presidenti degli ordini di Firenze, Prato e Pisa, si è discusso in particolare della legge Delega di riforma dell’ordinamento professionale arrivata alla Camera.

La proposta del Consiglio Nazionale, già opportunamente modificata dal Governo nel disegno di legge arrivato alla Camera, presenta spunti interessanti quali la disciplina dell’equo compenso, tirocinio e assicurazione r.c.a. e criticità da risolvere come le specializzazioni, incompatibilità e sistema elettorale – evidenzia Tiezzi –  Le specializzazioni che di per sé potrebbero rappresentare una opportunità di crescita per la professione, messe insieme alla prolificazione dei nuovi elenchi e albi, potrebbero risultare una inutile aggravio per i professionisti in termini di costi e mercato del lavoro. Questa duplicazione potrebbe rappresentare anche disincentivo anche per i giovani che non vedrebbero ritardata l’attività lavorativa vera e propria”. Sulle incompatibilità Tiezzi la pensa così. “Liberalizzare la professione è sicuramente positivo. Quello che occorre tenere presente che bisogna farlo tenendo presente la tenuta del sistema previdenziale e forme di concorrenza sleale che potrebbero inevitabilmente provocare violazioni al codice deontologico”. Particolarmente critico il presidente aretino sul sistema elettorale. “Ne è uscito un sistema misto, voto alla base e ai consiglieri degli ordini, che di fatto indebolisce gli ordini territoriali a vantaggio del Consiglio Nazionale, in quanto il presidente locale non sarebbe più un organo ma solo il “punta spilli” delle diatribe che inevitabilmente insorgeranno nei vari consigli eletti con un sistema già divisivo in partenza” . Nel complesso il giudizio di Tiezzi sull’attuale legge Delega è negativo. “ Si tratta di una proposta non condivisa, improvvisata, priva di un serio dibattito interno alla categoria. La speranza è che il Parlamento faccia tesoro delle osservazioni che già sono state avanzate dai colleghi cosiddetti del “dissenso” ed elabori una riforma che tenga conto degli interessi di tutti i commercialisti e non solo di chi in questo momento ci rappresenta”.

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