2014, la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko

Quando la sonda Rosetta dell’Agenzia Spaziale Europea raggiunse la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko nel 2014, il mondo assistette per la prima volta da vicino alla superficie di uno degli oggetti più antichi e misteriosi del Sistema Solare.

Quella missione, la prima a orbitare attorno a una cometa e a far atterrare un modulo sulla sua superficie, rivelò un paesaggio inatteso: lontano dall’immagine idealizzata della “palla di neve sporca”, la cometa appariva come un corpo complesso, geologicamente attivo e sorprendentemente vario.
Il nucleo della 67P ha una forma inconfondibile, simile a un bel cacio cavallo. È composto da due lobi principali, uno più grande, l’altro più piccolo, collegati da un sottile “collo” che sembra quasi un punto di saldatura cosmico. Questa morfologia ha portato gli scienziati a ipotizzare che la cometa si sia formata in seguito alla fusione dolce di due corpi distinti, avvenuta nei primissimi tempi del Sistema Solare.
La densità del nucleo è bassissima, appena 533 chilogrammi per metro cubo, un valore che indica un’elevata porosità: circa tre quarti del suo volume è costituito da vuoto. In altre parole, la cometa è una struttura fragile, una sorta di “spugna cosmica” fatta di ghiaccio e polveri accumulatesi lentamente più di quattro miliardi di anni fa.
Osservata da vicino, la superficie della 67P si presenta scura e ricoperta da uno strato di materiale organico. La luce solare riflette poco, ma sotto quella crosta opaca si nascondono depositi di ghiaccio d’acqua e di anidride carbonica. Questi ghiacci emergono solo in alcune aree, soprattutto nei crateri o lungo le pareti crollate, dove si sublimano rapidamente non appena vengono esposti al Sole.
Tra le scoperte più affascinanti di Rosetta c’è la ricchezza chimica della superficie: sono stati individuati alcoli, ammine, acidi e molecole complesse che possono fungere da precursori degli amminoacidi. In altre parole, la cometa 67P conserva al suo interno alcuni dei mattoni fondamentali della vita, rimasti pressoché intatti dalla nascita del Sistema Solare.

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