
ROMA – Le ultime tre elezioni regionali dell’anno, in Veneto, Campania e Puglia, si sono chiuse con un altro crollo secco di 15 punti di affluenza al voto degli aventi diritto. E’ una caporetto per i pochi capi che egemonizzano la scena mediatica della Repubblica. E’ un’altro inequivocabile segnale, non l’unico, che i leader di entrambi i poli vengono ormai votati solo dai loro tifosi
Di fronte a questo disastro, Autonomie e Ambiente mette in guardia da coloro che, politicamente parlando, sono solo degli imbroglioni. Vogliono far eleggere i loro nominati come podestà, governatori, parlamentari, dalla minoranza degli elettori. Vogliono vincere prendendo il 40% dei voti sul solo 40% di voti validi.
Si fermi subito l’erosione della democrazia che è in corso.
Si archivi lo sciagurato progetto di far dichiarare eletti i sindaci che prendono solo il 40% dei voti validamenti espressi, senza ulteriore ballottaggio (oggi obbligatorio per i candidati sindaci che non raggiungono il 50% nei comuni con oltre 15.000 abitanti). Le regioni che hanno già adottato questo quorum di favore, come il Friuli-Venezia Giulia e la Sicilia, tornino sui loro passi. Le elezioni comunali sono le uniche rimaste in cui gruppi locali di cittadini attivi possono ancora sperare di contare qualcosa. Non distruggiamo questa ultima riserva di senso civico e di fiducia nell’utilità del voto. Si avvii subito in ogni regione una riflessione critica sulle attuali leggi elettorali in vigore. I parlamenti regionali devono essere più plurali. La stessa designazione di candidati proclamati vincitori dai media settimane o mesi prima del voto, deve essere radicalmente rivista, eventualmente mettendo in discussione anche l’elezione diretta, ormai ridotta a plebiscito confermativo del candidato designato dallo schieramento più forte. Si cambi subito il Rosatellum, restituendo agli elettori il diritto e il dovere di scegliere almeno due candidati (due persone di genere diverso), oltre che semplificando le norme di accesso alla candidatura, per permettere a più voci – locali, indipendenti, divergenti – di tentare l’ingresso alla Camera e al Senato.
Si rivedano tutte le leggi elettorali ingiuste, anche quella europea, che cancella dal Parlamento europeo intere regioni, la Valle d’Aosta in primis, ma non solo.
Si apra un dibattito pubblico su come porre fine all’omologazione dei media, per il ritorno al pluralismo politico e culturale, per la riforma dei servizi informativi pubblici, perché la Repubblica è piena di diversità che non si sentono rappresentate dall’attuale bi-conformismo e le cui voci non si riescono a sentire sulla grande stampa e sulle principali reti televisive.
Cova un rancore sempre più profondo, dietro questa secessione dei cittadini dalla vita politica.
E’ tempo di agire, prima che sia troppo tardi.
Mauro Vaiani Ph.D. (vicepresidente segretario di AeA), per la segreteria interterritoriale di Autonomie e Ambiente
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