
Le latrine pubbliche romane, chiamate foricae o vespasiani, erano ambienti sociali e igienici avanzati, caratterizzati da lunghe panche in marmo o pietra con sedili forati, sopra un canale d’acqua corrente che fungeva da scarico continuo, collegato alle fogne. Erano luoghi di incontro e affari, spesso decorati, dove i Romani socializzavano gomito a gomito, usando spugne su bastoncini (tersorium) per l’igiene personale, puliti poi nell’acqua.
Queste strutture monumentali, presenti in tutto l’Impero, testimoniano l’ingegneria idraulica romana, con un sistema che sciacquava i rifiuti verso la cloaca e raccoglieva l’urina per vari usi, come sbiancamento. Caratteristiche principaliStruttura: Grandi stanze rettangolari, spesso coperte ma aperte, con sedili in pietra o marmo lungo le pareti.Igiene: Acqua corrente sotto i sedili per il deflusso dei rifiuti e una canaletta frontale con acqua pulita per lavarsi.Igiene personale: Uso dello xylospongium (spugna su bastoncino) condiviso, che veniva sciacquato nell’acqua.Socializzazione: Luoghi di ritrovo sociale, conversazione e scambio di affari, senza privacy come la intendiamo oggi.Decorazione: Nelle più lussuose, pareti affrescate, mosaici e statue.Nomi: Foricae (latrine), Vespasiani (dal nome dell’imperatore che le tassò).Funzione economica: L’urina raccolta veniva tassata (Vectigal Urinae) e usata per lavare i panni o sbiancare. Esempi a RomaLargo di Torre Argentina: Contiene resti di grandi latrine pubbliche.Foro di Cesare: Un’altra importante struttura visibile.Gianicolo: Altri resti di latrine pubbliche. Importanza storicaDimostrano l’avanzata ingegneria sanitaria romana.Le condizioni igieniche crollarono dopo la caduta dell’Impero, tornando a livelli medievali.
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