Arrestate Putin

Mandato di cattura internazionale per Putin, cosa succede ora? La decisione della Corte penale internazionale obbliga 123 Paesi del mondo a privare della libertà il leader del Cremlino qualora dovesse mettere piede in una di queste nazioni

la Corte dell’Aja lo accusa di crimini di guerra Ricercato per crimini di guerra. È la situazione in cui si trova da oggi Vladimir Putin, dopo il mandato di arresto nei suoi confronti  emesso dalla Corte Penale Internazionale (Cpi). Il tribunale, che ha sede all’Aia, in Olanda, ha incriminato il presidente russo in particolare per la deportazione illegale di bambini ucraini trasferiti a migliaia o addirittura a decine di migliaia in Russia, contro la volontà loro e delle loro famiglie, dalle zone occupate dalle truppe di Mosca durante l’invasione. Con la medesima imputazione, la Corte ha emesso un mandato d’arresto anche per  maria Lvova Belova la commissaria per l’infanzia del governo russo.

Arriva dunque a una clamorosa svolta l’inchiesta avviata poche settimane dopo l’invasione.
Il presidente russo è accusato di aver deportato migliaia di bambini ucraini in Russia. La stessa accusa, con un secondo mandato di cattura, è stata contestata a Maria Lvova-Belova, commissaria di Mosca per i diritti dei bambini. Investigatori e magistrati che indagano sui crimini compiuti durante il conflitto spiegano che questo filone di indagine ha sempre avuto la priorità perché «bambini e adolescenti non possono essere trattati come bottino di guerra». E adesso, al termine di verifiche complesse e approfondite anche per quanto riguarda la credibilità e gli aspetti giuridici, i tre giudici – l’italiano Rosario Aitala , la giapponese Tomoko Akane e il costaricano Sergio Ugalde – hanno accolto le richieste del procuratore Karim Khan. « Le decisioni della Corte penale internazionale non hanno alcun significato per il nostro Paese, nemmeno dal punto divista legale», ha commentato la portavoce del Cremlino, Maria Zakharova, mentre Kiev parla di una decisione «storica»: «Continuiamo la stretta collaborazione con la Cpi nei casi di deportazione forzata di bambini ucraini. Oltre 40 volumi di fascicoli, più di 1000 pagine di prove già condivise con la Corte», ha scritto su Twitter il procuratore generale dell’Ucraina, Andrij Kostin. Il 16 marzo 2023 è stato pubblicato il rapporto della commissione d’inchiesta dell’Onu che accusa Mosca di aver commesso «un numero considerevole di crimini di guerra in quattro regioni ucraine nelle prime settimane dopo l’invasione russa» e specificano come «le situazioni esaminate riguardanti il trasferimento e la deportazione di bambini, rispettivamente all’interno dell’Ucraina e nella Federazione Russa, violano il diritto umanitario internazionale e costituiscono un crimine di guerra». Mark Ellis, direttore esecutivo dell’International Bar Association, ha dichiarato al New York Times: «C’è stata molta attenzione su questo problema e perseguirlo come un crimine genererà molte reazioni. È vietato trasferire con la forza i civili attraverso un confine e durante un conflitto può essere un crimine di guerra. Può anche costituire un crimine contro l’umanità». I minori sarebbero inviati nei campi di rieducazione russi e poi affidati a famiglie per l’adozione definitiva. Una decisione storica”, la definisce Andrij Kostin, procuratore generale dell’Ucraina, il cui ufficio ha condiviso con i giudici dell’Aia 40 volumi di fascicoli per un totale di più di mille pagine di prove. “Per noi le decisioni della Corte Penale Internazionale non hanno alcun significato”, commenta invece a Mosca la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.